3ViTre Revisited
Ho sempre pensato che la poesia sonora non avesse nulla a che fare con la musica, chi mi segue o mi legge da decenni sa che ho sempre tenuto distinto i due campi anzi tutte le volte che il poeta sonoro doveva utilizzare le note, mi ero spinto a parlare di non-musica per non invadere o togliere il primato assoluto che spettava di diritto alla voce ed alle sue spericolate sperimentazioni vocorali.
Ora che succede quando deliberatamente la poesia sonora intesa come opera finita viene ripresa da un musico che fa dell’elettronica la sua arma migliore?
Succede che non si può più parlare di poesia sonora, né tanto meno di musica, ricordiamoci dell’antica ma sempre valida lezione di McLuhan, (quando due media s’incontrano ne nasce un terzo nuovo). Alessandro Paltrinieri dimostra di saper soppesare i due valori per certi versi opposti che si trova a maneggiare.
Da un lato ha scelto dall’ampia produzione targata 3ViTre che copre circa un decennio tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta, alcune poesie dalla forte impronta linguistica, si tratta di Extoplasma di Peter R. Meyer, Rat Sense di Rod Summers entrambi pubblicati nello storico vinile Voooxing Poooêtre, international record of sound poetry, (LP, Rocca di Stellata, 1982) e Chercher di Henri Chopin pubblicato nel numero 1 della rivista disco 3ViTre Edizioni di Polipoesia, 1983. Dall’altro ha inventato una partitura musicale che pur sfruttando in maniera garbata e gentile, i ritmi andante e sostenuto, non annulla il tessuto base del testo.
Gli stilemi adottati ricalcano quelli assodati dell’elettronica, eppure in questo contatto ravvicinato con la poesia sonora, entrambi ne traggono indubbio vantaggio: