Contemporaneous Brand Strategy Document
A nessuno verrebbe in mente di porre siffatto titolo per una silloge poetica, eppure dopo averlo letto e riletto, simile titolazione è ampiamente giustificata in quanto risulta un efficace documento sulla strategia di un marchio che io intendo ricondurre alla poesia. Seguendo Virginia Woolf la ricetta poetica comporta “mettersi alla finestra e lasciare il vostro senso ritmico aprirsi e chiudersi, aprirsi e chiudersi, spontaneo e vigoroso; fino a che una cosa non si trasformi nell’altra, ed un tutto non si componga dagli sparsi frammenti…”.
«if fragmentation’s so hot / collaging the artform of the now», ecco enunciata la teoria che è sempre l’essenziale presupposto di qualsiasi forma d’arte. Una volta scelto, lo stile viene perseguito per tutto il volume senza concedersi sbavature, con costanza e coerenza, per esempio in teoria IV: note di copertina [theory IV: sleeve notes] succede che Makris mescola ciò che vede, ciò che ascolta, ciò che sente, assemblando sensazioni ed emozioni, e dietro ai versi «I’m a high functioning narcissist / me myself / I choose life / recentering the conversation right here» si nasconde proprio il programma di tenere i sensi aperti come sensori atti a captare quanto gli ruota attorno.
Ogni verso compilato assomiglia ad un pezzo di collage scelto dai vari materiali che l’esistenza gli mette a disposizione, vedi in particolare fashion week ma tutto il testo viene sviluppato secondo un originale cut-up. Mentre nel famoso cappello Dada era l’istinto o la casualità a salire in cattedra, qui indubbiamente il poeta ha in testa ben presente la scena, la sequenza o l’azione o il pensiero da esibire, il suo compito principale consiste nel selezionare cosa scrivere ma soprattutto cosa omettere in modo tale che il lettore sia costretto a fermarsi, a riflettere per trovare il bandolo della matassa. Infatti ci troviamo di fronte ad un io (l’ego del poeta) in piena espansione ed il fatto di interrompere la catena narrativa con continue svolte rompe il ritmo di lettura. Nonostante ciò è abbastanza abile nel seguire ellitticamente il filo dei suoi calcolati e razionali cambi finendo in un poetico flusso di coscienza dove lo scarto, la cosiddetta illusione della attese andate tradite, è di norma.
Tecnicamente oltre alla già citata ellissi, si affida spesso alla similitudine «a packing effect / hexagonal like oranges in grocery stores», «we get it poets things are like other things» o alla metafora «we’re jammed at the gates» e, più raramente, alla permutazione, «you see this how the world’s arranged / this world is arranged how you see / how you see the world arranged is this / this is how the world you see is arranged» per dirci che il nostro povero mondo non cambia. Assente ogni tratto di punteggiatura, nessuna maiuscola, banditi i segni di interpunzione il che facilita la stesura mantenendola sospesa come in un microcosmo onirico.