Spingere il limite oltre il limite
Quando ho visitato la mostra in compagnia del direttore Francesco, la parola poesia spesso e volentieri è rimbalzata nei nostri commenti, allora inizierei con Rimbaud, il più maledetto tra i poeti maledetti, “la morale è la fiacchezza del cervello”, perché è proprio il caso di porsi la domanda che fine ha fatto la morale di questi tempi sempre più guerrafondai ammesso che ne esista ancora una parvenza. Una risposta plausibile e percorribile viene da quest’esposizione che riunisce in binomio la storica galleria bolognese e il DebatikCenter of Contemporary Art, sorto a Bologna nel 2003 con sede a Tirana sotto il comune intento di sottrarre l’arte dalle grinfie tentacolari di un mercato sempre più egemone, stavo per scrivere imperialista.
Un’operazione che ai bei tempi andati si usava definire di controcultura, e in parte di contropotere. Anche se la battaglia va condotta con mezzi mediali che allora come oggi sono decisamente impari, il peso specifico dell’intelligenza, però, fa emergere sempre invincibili valori siano essi in primis quelli di comunicazione diretta che di una resistenza a oltranza.
Tutti i lavori esibiti si ispirano alla logica del conflitto, del dissenso come suggerisce a ragione la curatrice Fabiola Naldi, alla logica dello scontro nel senso che il cineasta russo Sergej Ejzenstejn intendeva il montaggio filmico, ovvero l’idea, il concetto nasce dalla collisione tra due fattori anche opposti. Lo stridente contrasto tra la realtà di tutti i giorni e le contro-opere diventa tangibile sin dall’ingresso, con Underground movement UNTITLED (campo di meloni), 2025, la curatrice stessa scende in campo accoppiando due meloni di cemento armato a una porta di cella carceraria in ferro cromato, oltre alla evidente ironia rivolto alla nostra premier salta all’occhio il riferimento al seno come insostituibile entità femminile. In MÉNAGE à TROIS (which color is your flag) 2021-25 di Armando Lulaj, vediamo, appoggiate alla bianca parete, simbolo di una tristezza infinita, tre bandiere raccolte attorno a tre manici di scopa usati come aste, la stoffa è trattenuta in cima da altrettanti preservativi, le tre bandiere in questione sono, una italiana, una dell’Unione Europea e la terza americana. Sono state raccolte durante varie manifestazioni politiche in Albania, ciò che sembrava crollare nel 1989 in realtà si erge ancora invadente e consistente, si allude a quel tipo di violenza sia politica che esistenziale pronta indistintamente a colpire. Le tre bandiere avvolte nei preservativi lanciano un preciso j’accuse.