S’Aatie vive nell’Acquaviva
Aatie, chissà se suddetto titolo volutamente o no richiami Satie, direi di sì se si prende Satie come riferimento di un alto tasso di sperimentazione, come accanita e testarda affermazione di un’assoluta libertà creativa che consente all’artista-musicista qualsiasi cosa. Salta all’occhio tuttavia la scritta del DVD con la parola Aatie sdoppiata e girata all’incontrario dove il carattere scelto per la a assomiglia tremendamente ad una s.
Aatie ha debuttato (un estratto di 7 minuti) alla Fenice di Venezia il 14 maggio del 2011, mentre nella sua totalità è andato in scena al Conservatorio di Parigi il 15 febbraio del 2012. Riascoltandolo a distanza di oltre un decennio, conserva intatto tutto il suo potere d’impatto elettroacustico, con soluzioni innovative rispetto alla tradizione di questa ricerca che annovera nomi indelebili come Berio, Stockhausen o Xenakis. Dove stanno le novità? Anzitutto il rapporto tra un parlato quotidiano esibito in un francese colloquiale, a volte un inglese fortemente francesizzato e financo uno spagnolo sudamericano elevato a degno interlocutore di un canto, appena accennato, mai completamente sviluppato ma sempre ben presente come indispensabile filo conduttore. La bellissima voce del mezzo soprano Loré Lixenberg campeggia in primo piano e cuce tutte le varie fasi con gorgheggi, trilli e funambolismi elettronici cementando con una solida omogeneità l’intera opera. Quindi elevare la banale parlata d’ogni giorno al ruolo di deuteragonista significa portare aria fresca dentro una stanza dove la sequenza delle note sia musicali che cantate non basta più come riserva d’ossigeno. Anche la strumentazione adottata a netta maggioranza di fiati favorisce il trionfo della voce sia essa cantata o parlata. Mentre in certe opere del passato il modello era estremamente rigido pena anche una certa incomprensibilità se non proprio urticante cacofonia, qui il Nostro riesce perfettamente a far dialogare in piena e ammirevole armonia il catalogo degli accorgimenti elettronici con brandelli di bel canto e soprattutto con la lingua comune. Ne deriva un effetto d’insieme che è al contempo un rigetto dell’horror vacui sonoro ed un inno al dettaglio, al particolare che resta sempre molto comprensibile nell’equilibrio generale degli elementi coinvolti. Come un consumato direttore d’orchestra, centellina ingressi e uscite nell’opéra-monde perché tutto può farvi parte con la necessaria grazia. In virtù di una seducente eufonia Aatie non sfigura come erede della grande tradizione elettroacustica nata e sviluppata nella seconda metà del secolo scorso, penso più a Pierre Henry che a Pierre Schaeffer. L’autore ricorda che “what is the market? the market is what people prefer!” (“cosa è il mercato? è ciò che la gente vuole!”) forse questa è la triste realtà con la quale ci tocca confrontarci ogni giorno e forse anche per questo, sotto finale, s’intensificano urla, urletti di rabbia o disperazione.
Infine, vorrei riprendere dalla sua ampia produzione passata Le Disque (2009-10) che non pare per nulla invecchiato, quando si lavora sui grandi universali temi in questo caso il corpo umano e sulle possibili reazioni che ha durante una forzata assenza dal consorzio umano e soprattutto dalla luce, si centra un obiettivo che è destinato a durare. L’opera si snocciola attraverso lacerti fonetici, spezzoni musicali, accenni rumorici che ben rendono il clima claustrofobico diluito in appropriate pause cagiane che le evidenziano al massimo grado. Ne risulta un ascolto nervoso che costringe i nostri sensi ad essere parte attiva sorpresi e attirati da quanto sta per succedere, l’imprevedibilità come cifra estetica e valore creativo.
Frédéric Acquaviva, Aatie (opéra-monde), for mezzo-soprano, voices, instrumental ensemble, electronics and videos, Casus Belli, 2012. CD-DVD
Frédéric Acquaviva, Le Disque, 320’ pour voix, clavecin, et électronique, Milan, Casus Belli, 2010. 8 CD
25 giugno 2025