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ENZO MINARELLI

TRITTICO DEL SUBLIME

2015-2019

Step after step! Never Stop!

Passo dopo Passo! Non fermarti mai!

130×130 oggetti, colore in polvere, ceralacca, scrittura, collage.

Writing (seen from the sky) is burning

La Scrittura (vista del cielo) brucia

130×130 scrittura, oggetti, colore a cera.

Yahoo Gulliver’s travels

Yahoo i viaggi di Gulliver

110x 110 oggetti, collage, scrittura.

 

a cura di Carlotta Cernigliaro

 

La Serra dei Leoni, Villa Cernigliaro
Sordevolo (BI)
6 marzo  >  8 aprile 2022
sabato e domenica ore 16 > 19

Vernissage domenica 6 marzo, ore 16 > 19
Enzo Minarelli nel corso del vernissage presenta l’LP 
De Revolutionibus OM Records San Francisco 2022

 

 

 

In occasione del 60° compleanno del movimento artistico Fluxus, l’associazione culturale Zero Gravità propone il Trittico del Sublime, mostra personale di Enzo Minarelli a cura di Carlotta Cernigliaro, presso l’omonima villa, dimora storica, per il periodo 6 marzo-8 aprile 2022.

L’esposizione si articola attraverso tre opere realizzate nel quadriennio 2015-19, la prima Step after step! Never Stop! – Passo dopo Passo! Non fermarti mai! (130×130), va esposta a terra obliquamente come fosse una passerella per rendere immediata l’idea del camminare. 

La seconda Writing (seen from the sky) is burning – La Scrittura (vista del cielo) brucia (130×130) collocata in verticale a parete, amplifica visivamente l’incendio di una scrittura ottenuta col pirografo. 

Infine, la terza, Yahoo Gulliver’s travels – Yahoo i viaggi di Gulliver (110×110) allinea una serie multicolarata di pupazzetti disposti in maniera tale da creare delle mini storie.

“Per la concezione del sublime – scrive lo stesso Minarelli – mi sono riferito alla teoria kantiana,  peraltro ben sintetizzata nell’esergo al catalogo stesso, «La nuit est sublime, le jour est beau»,  «le sublime touche, le beau charme»”. 

Il rimando alla vita si impone subito a prima vista. La selva di scarpine di Step after step! Never stop! richiama la salita del vivere ivi inclusa la polvere delle strade che si devono battere per crescere. Il senso di landa desolata e bruciata si evince nel secondo pezzo come fosse osservata da un drone, mentre, nel terzo lavoro, appare intrigante il modulo scelto dall’artista, ovvero la volontà di esibirlo pendente dal soffitto, una visione pertanto aerea che costringe il visitatore ad alzare il capo, a mettersi pertanto a testa in su per aguzzare la vista, un gesto diametralmente opposto alla fruizione di Step after step! dove occorre invece abbassare lo sguardo verso terra. Scontato, nella terza opera, il riferimento al viaggio ideato a suo tempo da Jonathan Swift, almeno nella selezione di pokémon o minime sculturine appartenenti al mondo infantile, qui però riunite secondo un personalissimo gusto al fine di allestire tanti microcosmi umani, sfaccettati come appunto è la vita stessa, e legati al tempo stesso tutti indissolubilmente dal fatto di essere in formato assai ridotto.

“Chi ha avuto occasione – scrive ancora Minarelli – di visitare il mio studio negli anni in cui ero impegnato a realizzare le opere, la domanda che più di frequente mi rivolgevano era, perché tanto tempo nel realizzare un qualcosa di così facile e semplice. In arte nulla è facile, e poi il cosiddetto semplice nasconde sempre il profondo perché il trittico è la diretta conseguenza di innumerevoli bozzetti e prove per raggiungere l’effetto preciso che avevo ben chiaro in testa. Come un pittore lavora sul colore, anch’io ho allestito un cromatismo che accarezzasse l’occhio anche se la parte più difficile è stata la disposizione degli oggetti, che solo in apparenza possono alludere alla casualità, in realtà sono stati millimetricamente studiati e voluti. Un esempio tra i tanti che potrei fare riguarda le tre strisce di stoffa patchwork in Yahoo Gulliver’s travels, per mesi mi sono guardato questo ex-portapacchi Panda opportunamente ricolorato e riscritto, e riempito fino all’inverosimile con i nanetti umani, rimuginando la sensazione che fosse incompleto, ancora con qualche vuoto da colmare”.

“Le opere del  Trittico del sublime affermano – scrive infine Guido Molinari nel saggio che introduce il catalogo – complessivamente la completa libertà dell’invenzione da parte dell’autore, pronto ad evitare scelte omologanti di allineamento alle tendenze dominanti. Il senso di artigianalità nella fattura, espresso con forza espressiva diretta e senza mediazioni,  costituisce il  pregio che contraddistingue le opere, ricche di riferimenti alla scrittura, a quella letteratura e poesia che può accendere l’animo”.

 

 

 

 

Come racchiudere l’intensità 

Il  Trittico del sublime è costituito da capitoli separati uniti da un filo conduttore: una immersione nel flusso della vita, sia esso evocato attraverso la  scrittura, gli oggetti o le tracce grafiche. 

Enzo Minarelli utilizza prodotti merceologici investiti  da tracce di vissuto, inserisce caratteri tipografici e testi, oppure pone all’attenzione il segno realizzato dell’artista, la cui lieve vibrazione grafica riconduce all’atto squisito della manualità esercitata dell’uomo, in contrasto con la produzione di tracce  precise, seriali, anonime ottenute dalla macchina.   

In questo senso l’opera Step after step! Never stop! si articola su più fronti. Su un ampio supporto di legno sono collocate a distanza uniforme l’una dall’altra delle scarpe usate di bambina, poste con la punta verso il basso o verso l’alto, quasi ad indicare una direzione, un percorso. Installata a terra, ma collocata obliquamente rispetto al pavimento, l’opera  offre una panoramica allo spettatore nel quale la vivacità dei colori delle scarpette e del giallo del supporto introducono una componente cromatica emotiva, ludica. La composizione ordinata, regolare e tendente alla simmetria, crea uno scontro estetico con il senso di disordine e di caos suggerito dalle scarpe  visibilmente usate, diverse tra loro e  a tratti ricoperte di polvere bianca. Complessivamente emerge il senso di una  camminata che si pone come un percorso ideale,  di crescita e sviluppo della persona, con l’inevitabile necessità di essere coinvolti nell’esperienza di vita  ed in questo senso la polvere bianca ne è  un segno emblematico. A chiudere i lati  del quadrato è stata  realizzata a mano una delicata decorazione sinuosa posta a cornice. Oltre i suoi confini compare in piccole dimensioni  una scritta che, come vedremo, costituisce il  fulcro  dell’opera e che ricompare macroscopica al centro della composizione.  Lo statement «Life is a long walking poem», posto in risalto da una evidenziazione cromatica bianca e rossa, è realizzato con i  caratteri che si ritrovano ad esempio sulle casse di legno da imballaggio per trasporti pesanti, a sottolineare un impatto crudo e diretto del lettering  che si scontra con il fascino intenso  e coinvolgente dall’asserzione. Il fatto che le piccole scarpe di bambina siano appartenute alla figlia  di Minarelli, ora una riconosciuta ricercatrice,  svela il carattere  autobiografico dell’opera.  Ma, come accade spesso nell’arte più recente, il percorso di una persona può diventare emblematico del percorso di tutti noi. In questo senso condividiamo il carattere più intenso e seducente che quest’opera suscita, l’intensità di un coinvolgimento appassionato nelle cose del mondo, attraverso la creazione di un  ordito che intreccia scrittura, oggetto e segno grafico.   

Nell’opera successiva un esteso quadrato di legno è percorso da tracce grafiche continue che creano delle partizioni regolari ottenute da diagonali e ortogonali. All’interno di questa macro struttura disegnata emerge in primo luogo  il senso della materia, suggerita dal  colore stesso del legno che funge da supporto ampio e solido. Sempre all’interno sono visibili delle variazioni che animano la composizione: innanzitutto alcuni triangoli sono colorati di blu, altri di giallo o di rosso, distribuiti  in modo da rompere la regolarità dell’impianto complessivo e formare delle piccole ma squillanti  concentrazioni di colore,  libere ed «emotive», posizionate per  lo più lontano dai bordi esterni dell’opera. Analizzando sempre più nel particolare scopriamo delle altre aree interne a triangoli o quadrati che contengono  disegni astratti,  altre volte lettere alfabetiche. Minarelli ha scelto poi di arricchire ulteriormente la composizione creando delle lievi fuoriuscite e rientranze spaziali: piccoli elementi metallici sporgenti a forma di croce di sant’Andrea o di croce greca sono posizionati su incontri ortogonali. In altre  aree interne ai triangoli sono stati prodotti  dei lievi solchi, delle sottili scanalature regolari che sondano con delicatezza la profondità. Il senso complessivo suggerisce  una visione dall’alto descritta perfettamente dal titolo dell’opera, La scrittura (vista dal cielo) brucia. Al suo interno la possibilità della scrittura viene investita di una tensione passionale, vibrante. Ogni aspetto grafico è ottenuto sviluppando un ordine schematico che però non rinuncia alla lieve vibrazione della mano nell’atto del tracciare il segno.  Ad essere allontanata è l’impersonalità standard del carattere tipografico a caratteri mobili in favore dell’intervento manuale, che favorisce   un  trasporto emozionale. Il poeta quindi forgia, come un decoratore dell’epoca medioevale, un sistema organico e complesso nel quale le arti visive incontrano il linguaggio.

Il terzo capitolo della trilogia, Yahoo Gulliver’s travels ci conduce verso la libertà e la gioia dell’infanzia.  Una disposizione  di piccoli giocattoli usati, distanziati tra loro, crea una sorta di divertente parata eterogenea e colorata. Dietro di loro un portapacchi usato e dipinto di nero costituisce la griglia sulla quale  allineare ed esibire tutti  gli oggetti. Una volta installata,  l’opera sovrasta lo spettatore, appesa in alto, posta ad animare lo spazio come i crocifissi lignei medioevali  sospesi in prossimità dell’altare. Il fatto che si tratti di giochi usati ci suggerisce che  non siano esposti dall’artista in  quanto meri esempi di prodotti dell’industria ma che siano stati scelti perché adoperati in precedenza da bambini,  i quali, molto probabilmente,  si sono divertiti nell’utilizzarli. L’oggetto di scarto, abbandonato, l’object trouvé,una volta isolato e proposto come opera d’arte, a volte porta con sé una intensa evocazione  del contesto al quale apparteneva. Non si tratta più di considerare solo un prodotto di consumo in quanto tale ma di percepirlo come una testimonianza del contesto del quale  faceva parte  e dal quale  in seguito è stato sottratto, nello specifico una porzione dell’immaginario infantile. In questo caso la delicatezza del prelievo pone in risalto uno spirito ludico che deve essere restituito all’uomo adulto. L’opera riesce a  fare affiorare dalla dimensione della memoria una rievocazione del  piacere e della fantasia che tutti noi, una volta diventati maturi, tendiamo a dimenticare, oppure siamo costretti  a rimuovere per fini utilitaristici, soggetti a regole sociali e obblighi lavorativi che frazionano e limitano  la nostra vita psichica in origine  estremamente più ampia  e non segmentata. D’altra parte gli artisti, dalle avanguardie storiche in poi,  si sono  dedicati a ricercare ed esplorare queste fonti istintuali libere, siano esse da rintracciare nel sogno, nel primitivismo, nell’art brut o come avviene in questa seducente composizione  di Minarelli, nella immaginifica area dello  spirito ludico.

Le opere del  Trittico del sublime affermano complessivamente la completa libertà dell’invenzione da parte dell’autore, pronto ad evitare scelte omologanti di allineamento alle tendenze dominanti. Il senso di artigianalità nella fattura, espresso con forza espressiva diretta e senza mediazioni,  costituisce il  pregio che contraddistingue le opere, ricche di riferimenti alla scrittura, a quella letteratura e poesia che può accendere l’animo.

Guido Molinari

 

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How to enclose the intensity

The Triptych of the Sublime is made up of separate chapters united by a common thread: an immersion in the flow of life, whether evoked through writing, objects or graphic traces.

Enzo Minarelli uses merchandise products invested with traces of experience. He inserts typographical characters and texts, or draws attention to the artist’s sign, whose slight graphic vibration leads back to the exquisite act of man’s manual skills, in contrast with the production of precise, serial, anonymous traces obtained by the machine.

In this sense, the work Step after step! Never stop! is articulated on several fronts. On a large wooden support the viewer sees some used shoes of a child stuck at a uniform distance from each other, placed with the toe downwards or upwards, as if to indicate a direction, a path. Installed on the ground, but shown obliquely with respect to the floor, the work offers an overview in which the vivacity of the colours of the shoes and the yellow of the support introduce an emotional, playful chromatic component. The orderly, regular and symmetrical composition creates an aesthetic clash with the sense of disorder and chaos suggested by the visibly used shoes, different from each other and at times covered with white powder. Overall, the sense of a walk emerges, it presents itself as an ideal path, of growth and development of the person, with the inevitable need to be involved in the life experience and in this sense the white powder is an emblematic sign. To close the sides of the square, a delicate sinuous decoration set as a frame has been created by hand. Beyond its borders, an inscription appears in small dimensions which, as we shall see, constitutes the fulcrum of the work and which reappears macroscopically in the centre of the composition. The statement «Life is a long walking poem», pointed out by a white and red chromatic highlight, is made with the characters found, for example, on wooden crates for heavy transport, to underline a raw and direct impact of the lettering that clashes with the intense and engaging charm of the sentence. The fact that the child’s little shoes belonged to Minarelli’s daughter, now a recognized researcher, reveals the autobiographical nature of the work. But, as it often happens in more recent art, a person’s path can become emblematic of the path of all of us. In this sense we share the most intense and seductive character that this work arouses, the intensity of a passionate involvement in the things of the world, through the creation of a warp that intertwines writing, object and graphic sign.

In the following work, an extended square of wood is crossed by continuous graphic traces that create regular partitions obtained from diagonal and orthogonal lines. Within this macro designed structure, the sense of matter appears first and foremost, suggested by the colour of the wood itself, which acts as a broad and solid support. Always inside, variations that animate the composition are visible: first of all some triangles are coloured blue, others yellow or red, distributed in such a way as to break the regularity of the overall system and form small but ringing concentrations of colour, free and «emotional», positioned mostly away from the outer edges of the work. Analysing more and more in detail we discover other areas inside triangles or squares that contain abstract designs, sometimes alphabetic letters. Minarelli then chose to further enrich the composition by creating slight spillages and spatial recesses: small protruding metal elements in the shape of a Saint Andrew’s cross or a Greek cross are positioned on orthogonal encounters. In other areas inside the triangles, slight furrows have been produced, thin regular grooves that delicately probe the depth. The overall meaning suggests a vision from above perfectly described by the title of the work, Writing (seen from the sky) burns. Inside, the possibility of writing is invested with a passionate, vibrant tension. Each graphic aspect is obtained by developing a schematic order which, however, does not renounce the slight vibration of the hand in the act of drawing the sign. To be removed is the standard impersonality of the movable typeface in favour of manual intervention, which favours an emotional transport. The poet therefore forges, like a medieval decorator, an organic and complex system in which the visual arts meet language.

The third instalment of the trilogy, Yahoo Gulliver’s travels leads us to the freedom and joy of childhood. An arrangement of small used toys, spaced apart, creates a kind of fun, motley and colourful parade. Behind them a used and black painted car roof rack forms the grid on which to line up and display all the objects. Once installed, the work rises above the viewer, hung high, placed to animate the space like medieval wooden crucifixes suspended near the altar. The fact that these are used games suggests that they are not exhibited by the artist as mere examples of products of the industry but that they were chosen because they were previously used by children, who, most likely, enjoyed using them. The discarded, abandoned object, the object trouvé, once isolated and proposed as a work of art, sometimes brings with it an intense evocation of the context to which it belonged. It is no longer a question of considering only a consumer product as such but of perceiving it as a testimony of the context of which it was part and from which it was subsequently subtracted, specifically a portion of the infantile imagination. In this case, the delicacy of the sample stands out a playful spirit that must be given back to the adult man. The work manages to bring out from the dimension of memory an evocation of pleasure and fantasy that all of us, once we become mature, tend to forget, or are forced to remove for utilitarian purposes, subject to social rules and work obligations that divide and they limit our originally extremely broad and unsegmented psychic life. On the other hand, artists, from the historical avant-gardes onwards, have dedicated themselves to seek and explore these free instinctual sources, whether they are to be found in dreams, in primitivism, in art brut or as happens in this seductive composition by Minarelli, in the imaginific area of the playful spirit.

The works of the Triptych of the Sublime affirm on the whole the complete freedom of invention on the part of the author, ready to avoid homologating choices of alignment with the dominant trends. The sense of craftsmanship in the workmanship, expressed with direct expressive force and without mediations, constitutes the value that distinguishes the works, rich in references to writing, to that literature and poetry that can ignite the soul.

Guido Molinari


Enzo Minarelli

Trittico del Sublime (2015-19)

L’esposizione si articola attraverso tre opere realizzate nel quadriennio 2015-19, la prima Step after step! Never Stop! – Passo dopo Passo! Non fermarti mai! (130×130), va esposta a terra obliquamente come fosse una passerella per rendere immediata l’idea del camminare. 

La seconda Writing (seen from the sky) is burning – La Scrittura (vista del cielo) brucia (130×130) collocata in verticale a parete, amplifica visivamente l’incendio di una scrittura ottenuta col pirografo. 

Infine, la terza, Yahoo Gulliver’s travels – Yahoo i viaggi di Gulliver (110×110) allinea una serie multicolarata di pupazzetti disposti in maniera tale da creare delle mini storie.

“Per la concezione del sublime – scrive lo stesso Minarelli – mi sono riferito alla teoria kantiana,  peraltro ben sintetizzata nell’esergo al catalogo stesso, «La nuit est sublime, le jour est beau»,  «le sublime touche, le beau charme»”. 

VERNISSAGE 26 luglio 2023 ore 19.30 Casa Museo Remo Brindisi via N.Pisano 51 44049 Lido di Spina

Interviene Guido Molinari (Accademia di Belle Arti di Bologna) autore del saggio in catalogo a cura di Carlotta Cernigliaro edito da Zero Gravità (Biella, 2022) disponibile in galleria.

La mostra resterà visibile fino al 15 ottobre 2023 secondo gli orari del museo.

Step after step! Never Stop! – Passo dopo Passo! Non fermarti mai!
[immagine prodotta da Carlotta Cernigliaro, courtesy 2022]
Writing (seen from the sky) is burning – La Scrittura (vista del cielo) brucia
[immagine prodotta da Carlotta Cernigliaro, courtesy 2022]
Yahoo Gulliver’s travels – Yahoo i viaggi di Gulliver
[immagine prodotta da Carlotta Cernigliaro, courtesy 2022]